PROFESSIONE ARCHITETTA
Gae Aulenti diceva: «L'architettura è un mestiere da uomini ma io ho sempre fatto finta di nulla». Dal canto suo «Sono semplicemente un architetto, non una donna architetto», ricordava Zaha Hadid.
Le discriminazioni non sono mancate. L'americana Sophia Hayden, la prima donna a laurearsi, nel 1890, al Mit (Massachusetts Institute of Technology), vinse il concorso per il Palazzo delle Donne progettato per l'Esposizione Universale di Chicago del 1892-93: un edificio bianco a tre piani ispirato al Rinascimento italiano con archi e terrazze con colonne. Come premio ricevette una somma tra i 1000 e i 1500 dollari. Ma dopo l'Esposizione il suo edificio fu completamente distrutto, solo perché era donna, e di un'architetta, all'epoca, non dovevano restare tracce. Frustrata per questo trattamento, si ritirò definitivamente dal mondo dall'architettura, vittima di un grave esaurimento nervoso.
Quando la neolaureata Charlotte Perriand si presentò nello studio di Le Corbusier con una cartella piena di disegni, lui le rise in faccia dicendo: «Qui non ricamiamo cuscini». Ma poi si dovette ricredere e avviò con lei, insieme a Jeanneret, una collaborazione durata dieci anni, dal 1927 al 1937.
Odile Decq, classe 1955, nel 1980 si associò con l'architetto Benoît Cornette e creò insieme a lui lo studio Odbc (dalle loro iniziali). Ebbene, durante le riunioni tutte/i la prendevano per la segretaria e le chiedevano come mai non provasse a cercare lavoro presso un architetto uomo.
Fino a qualche decennio fa, le architette sono state sottovalutate o del tutto ignorate. Eppure le personalità geniali non sono certo mancate. Un nome per tutte, tra i più illustri al mondo: la già citata irachena Zaha Hadid, che pure negava di essere un simbolo del progresso femminile in architettura, tuttavia resta un esempio da seguire e un luminoso modello da imitare. Zaha Hadid, peraltro, è stata la prima donna a vincere nel 2004 il premio Pritzker, seguita dalla giapponese Kazuyo Sejima nel 2010.
E tra le italiane che hanno fatto storia non si possono passare sotto silenzio Lina Bo Bardi e Gae Aulenti. Oggi sono molte, e già da anni vedono finalmente riconosciuto il loro lavoro meritando numerosi e importanti premi.