Le donne e il mare
Altre "regine dei mari" hanno scritto a grandi lettere il loro nome nella storia della navigazione, come l'irlandese Grace O'Malley, che teneva sotto il suo pugno di ferro migliaia di uomini e al timone di una dozzina di navi osò lanciare il suo guanto di sfida alla potentissima Elisabetta I Tudor.
Nel XVII e XVII secolo, le donne che sognavano di percorrere i mari non avevano altra scelta che navigare sotto la bandiera dei pirati ed essere uomini in tutto e per tutto. Nella marineria inglese la fecero da padrone Anne Bonny e Mary Read, due figure leggendarie di bucanierele cui gesta ardimentose rimasero a lungo vive nell'immaginario collettivo.
Quando già l'esploratrice francese Jeanne Baret aveva portato a termine, prima donna al mondo, la circumnavigazione del globo, ai primi dell'800 Ching Shih, trovatasi al comando della più grande flotta pirata di tutti i tempi, 1500 imbarcazioni con a bordo dalle 20.000 alle 40.000 persone tra uomini, donne e perfino bambini, seminava il terrore nel Mar Cinese meridionale tenendo in scacco la marina imperiale dei Qing.
In anni più vicini a noi, le donne si sono avventurate da sole alla conquista degli oceani. Tra il 1976 e il 1977 la polacca Krystyna Chojnowska-Liskiewicz compiva il giro del mondo in barca a vela percorrendo 31.166 miglia nautiche (57.719 km) in 401 giorni.
In Giappone, da 5000 anni le ama, pezzi di storia vivente, dall'età media di 62 anni, si immergono in apnea alla ricerca di perle e crostacei, restando sott'acqua anche per più di un minuto. Intramontabili sirene, le ultracinquantenni Haenyeo a Jeju, una cinquantina di isolette della Corea del Sud, da centinaia di anni scendono fino a trenta metri di profondità in acque infestate da meduse e squali, senza bombole e senza maschere di ossigeno, e riescono a trattenere il respiro per più di tre minuti.