DHUODA, DONNA COLTISSIMA E MADRE MODELLO
Durante il regno di Carlo Magno la moglie e le sue due figlie apprendono le arti liberali nel palazzo di Aquisgrana insieme alle altre ragazze nobili.
Nell'Alto Medioevo sono pochissime le donne laiche colte di cui si hanno notizie. L'aristocratica Dhuoda (800 circa-843 circa), nata quasi sicuramente in Francia, figlia secondo alcuni di Sancho I, duca di Guascogna, o di Dadila, ricco signore di Nîmes, secondo altre fonti, vive praticamente prigioniera nel suo ducato, nel castello di Uzès (in copertina), situato nella valle del Rodano nel Sud della Francia, una terra solitaria e silenziosa che accentua certamente la malinconia di una donna isolata da tutto e da tutti, che si ritrova con un marito, il marchese Bernardo di Settimania, cugino (a quanto pare) di Carlomagno, eternamente in guerra, un nobile da lei sposato il 29 giugno 824 nella cappella imperiale di Aquisgrana.
DHUODA
«Molte cose che ci restano nascoste sono chiare per molti, e se i miei simili dalla mente ottenebrata mancano d'intelligenza, il meno che si possa dire è che io ne manco ancora di più... Ma sono tua madre, figlio mio Guglielmo, e le parole del mio manuale sono rivolte a te... Figlio mio, figlio mio primogenito, avrai altri insegnanti che ti presenteranno opere di maggiore e più ricca utilità, ma nessuno sarà come me, tua madre, il cui cuore brucia per te».
Liber Manualis
«Ti invito dunque figlio mio, che tanto ardentemente vorrei a me vicino, di amare innanzitutto Dio... subito dopo temi e onora tuo padre. Ricorda che da lui ti viene la tua condizione nel mondo».
«Anche se tu o figlio sei sommerso da impegni terreni... ti prego di leggere sovente questo mio libretto e... anche se i tuoi volumi sono molti ti chiedo di non dimenticarlo. Vi troverai quel che desideri sapere e anche uno specchio nel quale scorgere al di là di ogni dubbio lo stato di salute della tua anima, al fine di essere gradito non solo a questo mondo ma anche e soprattutto a "Colui che ti creò dal fango"... Poiché la recitazione dei Salmi ha tali e tanti poteri, figlio Guglielmo, ti esorto a recitarli costantemente, per te stesso, per tuo padre, per tutti i vivi, per quelle persone che sono state amorevolmente al tuo fianco, per tutti i fedeli che sono morti, e per quelli la cui commemorazione è scritta qui o chi vi viene aggiunto. E non esitare a recitare i Salmi per il rimedio della mia anima, così che quando il mio ultimo giorno e la fine della mia vita verranno potrei essere trovata degna di essere risuscitata in cielo alla destra del Padre con la buona gente le cui azioni sono state degne, e non a sinistra con gli empi. Ritorna frequentemente a questo piccolo libro. Addio, nobile ragazzo, e sii sempre forte in Cristo».
Epitaffio del manuale di Dhuoda
L'epitaffio da lei scritto è un invito a riflettere, oltre che il testamento spirituale di una delle donne più insigni dell'Alto Medioevo.
Epitaffio del manuale di Dhuoda
Trova, lettore, i versi del mio epitaffio:
Formato da terra, in questa tomba
Giace il corpo terreno di Dhuoda.
Grande re, ricevila.
La terra circostante ha ricevuto nelle sue profondità
La debole sporcizia di cui è stata creata.
Gentile re, concedile il tuo favore.
L'oscurità della tomba, bagnata dal suo dolore,
È tutto ciò che le resta.
Tu, re, assolvila dai suoi fallimenti.
Tu, uomo o donna, vecchio o giovane, che cammini avanti e indietro in questo posto
Ti chiedo, di' questo:
Santissimo, grandissimo, liberala dalle catene.
Costretta nella nera tomba dalla morte amara,
Chiusa, ha finito la sua vita nella sporcizia della terra.
Tu, re, liberala dai suoi peccati
In modo che il serpente oscuro
Non porti via la sua anima. Di' in preghiera:
Dio misericordioso, vieni in suo aiuto.
Non lasciare che nessuno se ne vada senza leggere questo.
Io ti supplico per tutto ciò che pregano, dicendo:
Dalle pace, gentile padre,
E, misericordioso, ordina che almeno si arricchisca
Con i tuoi santi della tua luce perpetua.
Lascia che riceva il tuo amen dopo la sua morte».